Sorapiss, ghiacciai in ritiro e biodiversità in estinzione. Video

Il lago del Sorapiss, è uno dei luoghi maggiormente frequentati dai turisti nelle Dolomiti Ampezzane. e i ghiacciai che lo alimentano, rappresentano un ambiente estremamente dinamico e ora più che mai vulnerabile, in cui la componente vivente e quella non vivente ricercano un continuo equilibrio trasmettendo ai visitatori il loro fascino.

MUSE – Museo delle Scienze, Università degli Studi di Milano e Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, hanno lanciato il video “Ghiacciai in ritiro. Biodiversità in estinzione” in occasione della Giornata Europea dei Parchi (24 maggio), in cui sono raccontate le ricerche effettuate sul ghiacciaio e lo “stato dell’arte” da un punto di vista glaciologico e biologico.

Il versante nord del massiccio del Sorapiss ospita tre ghiacciai che, come praticamente tutte le nevi perenni delle alpi è in costante ritiro. IL lago che si forma dallo scioglimento di questi chiacciai ospita vegetali e animali, alcuni a rischio estinzione, che vanno studiati e protetti.

“Fino a pochi anni fa il Lago del Sorapiss era una delle tante mete delle Dolomiti Ampezzane, insieme a molti altri bei laghi di questa zona. Da qualche tempo il turismo è andato via via aumentando – commenta Michele Da Pozzo, direttore Parco delle Dolomiti d’Ampezzo – I cambiamenti climatici e la sempre maggior frequentazione di certi ambienti dolomitici hanno investito in maniera accelerata questo territorio, ponendoci di fronte a problemi seri di conservazione e dubbi sulla sostenibilità della frequentazione turistica. Con gli specialisti di MUSE e dell’Università di Milano stiamo studiando la dinamica passata e presente nonché la biodiversità floristica e faunistica di questo sito, e faremo di tutto per salvaguardarlo e lasciarlo, nei limiti del possibile, ancora fruibile”.

Nel video si può vedere e ascoltare anche un efficace intervento di Christian Casarotto, glaciologo del MUSE:

“L’evento più esteso di avanzata dei ghiacciai del Sorapiss fa riferimento alla Piccola Età Glaciale che si è conclusa attorno alla metà dell’800 – spiega Casarotto – Da allora si è assistito a una continua fase di ritiro, intervallata da brevi e modeste avanzate, come ad esempio quella degli anni ‘80. Oggi il ghiacciaio non lo vediamo quasi più ma è ancora presente, protetto da uno strato di detrito superficiale che lo rende particolare sotto l’aspetto glaciale ma anche biologico”.

Il ritiro dei ghiacci e la trasformazione delle nevi perenni in “ghiacciai neri” porta anche a un mutamento della flora e delle fauna (insetti e ragni) che vivono sulla superficie glaciale. Una situazione che va costantemente monitorata perché in pochi anni i rapidi cambiamenti climatici potranno portare a modifiche ecologiche molto rilevanti.

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