Cai, al via il progetto K2-70, studierà i ghiacci del Karakorum e del K2
Prima il Karakorum, poi il K2. Un team italo pakistano studierà per la prima volta neve e ghiaccio del Karakorum in preparazione del progetto Ice Memory che riguarderà invece, in futuro, il ghiacciaio Godwin-Austen, ai piedi del K2. Il progetto K2–70 del Club Alpino Italiano nasce in concomitanza con il 70° anniversario della prima salita del K2, avvenuta nel 1954.
Ice Memory è un progetto di ricerca internazionale dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISP-CNR) con l’Università Ca’ Foscari Venezia e la francese Fondation Université Grenoble Alpes, è riconosciuto dall’UNESCO e si propone di raccogliere campioni di dai ghiacciai di tutto il mondo prima che scompaiano.
Nel 1954 Ardito Desio guidò non solo gli apinisiti italiani ma anche un gruppo di ricerca geografica, geologica e topografica e oggi, 70 anni, per la prima voltano si studiano quei ghiacci, che stanno affrontando cambiamenti dettati dal surriscaldamento globale.
La missione durerà circa 40 giorni, con 10 giorni di attività di ricerca in campo, valuterà la fattibilità di una perforazione profonda nel Karakorum pakistano. “In quest’area solo il ghiacciaio di Guliya, ubicato nel Tibet settentrionale, è stato perforato in passato – si legge in una nota del CAI – Il team estrarrà alcune carote di ghiaccio superficiali arrivando fino a 12-15 metri di profondità nella porzione più elevata del ghiaccio Godwin-Austen, ad una quota compresa tra i 5500 e 6000 metri. Inoltre, sarà misurata la temperatura nel ghiacciaio, saranno raccolti campioni di neve per verificare la presenza di contaminanti e saranno svolte delle indagini geofisiche per comprendere la conformazione del terreno e del ghiacciaio. Grazie al progetto internazionale Ice Memory, questo eccezionale campione di ghiaccio contenente informazioni sul clima e sull’ambiente himalayano del passato potrebbe essere conservato in Antartide in una ‘biblioteca’ dei ghiacci pensata per le future generazioni di scienziati, che non avranno più a disposizione i ghiacciai così come li vediamo oggi, a causa del cambiamento climatico”.